
Mario Roccato
è nato a Como nel 1953 e vive a Como.
Laureato in Filosofia a Milano ha da sempre approfondito, assieme ai temi ontologici della materia, le componenti psicoanalitiche della conoscenza di noi stessi.Manager per anni, ha poi aperto uno studio di comunicazione d’immagine per Aziende Multinazionali.
Ha negli anni organizzato e diretto oltre 40 importanti eventi con i massimi esponenti della filosofia.
Da sempre appassionato di fotografia e cinematografia, e dopo la realizzazione
di numerosi cortometraggi ha scritto, prodotto, diretto e montato il proprio primo lungometraggio [Scrivere un amore, 2020, 82’], che ha ottenuto ad oggi oltre 350 primi premi internazionali.
Ora pensionato, sta rivedendo e raccogliendo tutte le proprie opere di scrittura, sia filosofiche che letterarie, che propone oggi a diversi editori.

LETTERATURA
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IL NULLA E L'ESSERE DELL'AMORE
...Se l’amore dunque (o forse) ci attrae perché sfugge sempre ogni reale comprensione, allora l’amante esperto sa sottrarsi, sa togliere la propria immagine all’amante, si fa cercare, ché se fosse compreso davvero sino in fondo morirebbe, ai suoi occhi: il suo essere ne uscirebbe risucchiato. Così l’arte dello scrivere e del parlare, e del comporre suoni è un’arte di assenze, di silenzi. Come disse un grande amante dell’arte, il senso vero del quadro sta fuori dallo spazio angusto della cornice: il senso delle cose sta sempre là, oltre, non nelle cose mostrate, bensì in quelle che non sono state dette, che non saranno mai dette. Il senso è mistero, è parola di silenzio ed è dunque, e anche, ombra nella luce. Amiamo il sapere in ciò che non sappiamo, e amiamo l’amante perché mai ci appartiene. ...

14 POESIE
"Essere letti dà la stessa gioia del bere un vino
colore del rubino, spaccato dal sole
di un tramonto estivo,
quando la stagione ha già dato ogni frutto".

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QUATTRO RACCONTINella vita non ho potuto essere scrittore a tempo pieno. Se il mio scrivere sia dunque, infine e forse, maturato, lo ha fatto in un tempo lungo.Fu meglio così, perché negli ormai numerosi anni del mio vivere ho avuto modo di raccogliere i suggerimenti di altri ottimi autori, lasciando che ogni loro stile personale mi si depositasse dentro, come una polvere che si fa strato sottile e coprente a proteggere una loro ricchezza cui sono totale debitore.Oggi sento che potrò continuare, perché forse questi miei brevi racconti non sono una conclusione, ma l’inizio di una nuova e intima gioia, sin che il tempo me lo concederà.Forse riuscirò a inventare ancora, e magari meglio, quei tanti mondi che ci portiamo dentro,che ci appaiono come luci sparse, lontane, ma che illuminano infine la nostra rotta dell’esserci.

In un piccolo porto sulla scarna costa bretone c’è un vecchio pescatore nella sua casa a picco sull’oceano.
Con lui c’è la crescente ansia di ricordare la vita, di scorgerne un senso.
Il vecchio reincontra un amico d’infanzia, che è sacerdote. I due si erano persi di vista, ma lentamente riemerge un loro essere stati quando, da giovani, ancora erano entusiasti per un possibile futuro.
Il pescatore rimane sconvolto quando una notte, in mare aperto per aiutare il nipote ancora inesperto si sofferma - non senza sorpresa - a osservare l'agonia dei pesci gettati nelle ceste a morire.
Poiché il vecchio incontra inaspettatamente il suo primo, grande amore di gioventù - dal quale fu scaricato senza espliciti motivi - il dialogo tra i due uomini scivola inevitabile sui temi dell’amore, e della sconfitta.
Dubbi e speranze attraversano i dialoghi dei due vecchi uomini, in questo luogo minuscolo che fronteggia l’immensità del mare.

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Tutto si svolge in una sola notte.
Lucrezia, attrice, ha vinto un importantissimo premio cinematografico, che dovrebbe esserle consegnato la mattina del giorno dopo, ma sembrerebbe intenzionata a togliersi la vita.
Lucrezia, attrice, ha vinto un importantissimo premio cinematografico, che dovrebbe esserle consegnato la mattina del giorno dopo, ma sembrerebbe intenzionata a togliersi la vita.
La notte scorre lenta e scandita dal suono di una pendola a muro. Lucrezia riceve molte telefonate, cui non bada, e anche quella di un suo passato, grande amore, che lei ora rifiuta riattaccando. Giunge infine la chiamata di una giovane e inesperta giornalista che, a poco a poco, riesce a farsi accettare, persino a farsi ricevere in casa.
I dialoghi faranno emergere la disperazione profonda della protagonista, nella sua totale disillusione dinanzi a quel mondo del suo lavoro che è arido, e persino spietato; ma il suo dolore investe anche la sofferenza stessa del vivere, il suo senso.
Lo scambio profondo con la giovane giornalista - e l’intervento di un tecnico delle luci che le vuole molto bene - riusciranno a farle capire che le delusioni del passato sono state, per lei, anche fonte di ricchezza profonda.
Una singola notte, dunque, che può approdare ad una vera, intima catarsi, là dove l’attrice comprende che, a volte, anche un singolo e autentico atto d’amore può dare senso a un intero esistere.

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Le trame qui tessute portano alla luce i desideri profondi, spesso inconfessabili di ognuno, e dunque sono trame che si danno nella luce di una loro nudità dove il falso, e persino il non detto diventano tradimento dell’intimità dell’altro.
Per proteggere ogni fragile costruzione di noi emerge, allora, l’esigenza di stipulare una sorta di contratto non scritto tra le parti: il faticoso dettato di una convivenza, che vorrebbe difendere i confini del nostro desiderare, che è insieme la difesa del nostro sopravvivere.

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Non vi è molto da dire, su questo scritto che mi ha impegnato forse da un giorno lontano, ma il cui parto è durato pochissimo, solo qualche giorno ultimo di travaglio.
Rileggendolo mi stupisco, perché in queste righe ho messo un po' dei volumi interi del mio vivere, eppure non raccolgo nulla.
Sì, mi sento un poco vuoto, ora, forse come una madre che ha partorito ed ora si chiede – già – di un'altra creatura.Ma i figli si fanno per lasciarli scorrazzare il mondo, e dunque non ho ripreso la penna per aggiungere alcuna nuova riga.
Non c’è molto da leggere, qui.
Forse, è solo da sentire dentro.
Un silenzio.

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QUATTRO RACCONTI oltre ogni cosa
Mi appare difficile, forse impossibile scrivere anche una sola sinossi per questi racconti che, alla fine, si sono distesi tra le mie mani su piani inclinati, dove le cose e i personaggi non appartengono a una trama univoca, pur progettandosi nella ricerca di un senso. Qui gli spazi, e i tempi diversi che inevitabilmente loro appartengono si intrecciano, laddove quelli che dovrebbero essere i protagonisti potrebbero solo sognare, ma anche essersi trasferiti in un teatro di vita oltre l’apparire.
Lascio dunque al lettore il compito di farsi accompagnare su questo terreno scivoloso sul quale io stesso, scrivendo, ho preteso di passeggiare.

...Si
è seduto in un piccolo bar, all’aperto. Il cielo è coperto da nuvole colore del
piombo, mosse veloci dal vento di mare, teso. I pochi turisti si sono rintanati
nei loro alberghi. ‘Perché non amano il mare’ – lui pensa. La stagione sta
finendo e l’onda si gonfia e, quasi una rivalsa, si libera nella corsa lunga.
I
tavolini sono gialli, il colore del sole.
La
cameriera gli ha posato la sua tazza fumante, e ora è tornata al rifugio
dell’edicola piccola, tra le bottiglie esposte in fila, e i bicchieri impilati.
Cigola un po’, quella struttura nata per l’estate, sotto il vento scirocco. Lei
si stringe nella felpa scura; ma è l’abitudine davanti all’autunno.

...E
la luce amica della stessa candela – che non s’era consumata tutta – ora danza
i loro volti, che sono sereni, anche se disegnati da una malinconia.
“Tu
sai come mi chiamo, a allora mi conosci”.
Lo aveva detto senza alcuna pretesa, così, come
si parla del tempo.

...Noi ora, se guardiamo bene e dall’alto, vediamo
questo giocatore che sta sfogliando le banconote con le sue mani lunghe, e
magari sta sorridendo. E vediamo che la piazza è immensa e vuota, se non
guardiamo alla luce del bar che si proietta in una inclinazione geometrica,
sulle piastre del selciato.

...I due camminano adagio tra il grano, e sembra che
il tempo sia fermo come la luce. Non c’è dolore? Dunque non c’è dolore, in
questa valle? È Mario a pensarlo. E lei lo guarda, come avesse letto.
“Noi…”.
“Sì, mi sembra di sapere, che eravamo diversi,
eppure uguali. E forse per sempre”.

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LE MENZOGNE DELL'AMORE
Vincenzo è psicoanalista. Cinquant'anni e una lunga esperienza professionale. Le vicende raccontate dipingono alcuni momenti trascorsi con i suoi pazienti, in particolare con quelli che lo frequentano perché sofferenti per un dramma d’amore.Vincenzo sa di lavorare forse al meglio, ma si ritrova anche stanco del vivere, nella sensazione penetrante di una propria finale insensatezza.I suoi pazienti lo inseguono con i racconti dei loro drammi umani, con le loro domande pressanti che s’alternano tra una sconcertante banalità e il quadro di problematiche acute, penetranti come lame nel buio della mente. E qui emergono, silenziose ma potenti, tutte le piccole o grandi menzogne che ogni amare inevitabilmente comporta.Vincenzo è separato dalla moglie, e la moglie muore improvvisamente.Nel dolore pungente della perdita Vincenzo non abbandona comunque i suoi pazienti, non può farlo; ma in questo finale d’autunno lo seguiamo nel suo discorrere con loro ormai prima e al di là di ogni teoria, prima di ogni prassi terapeutica. Il racconto si conclude con una lettera inviata alla moglie morta.

APPARENZE
Sofia è una giovane donna dotata di capacità extra-sensoriali. Da qualche tempo Sofia frequenta Gregorio, un vecchio uomo di profonda cultura e capace di penetrare oltre le apparenze delle cose.
Le vicende si susseguono in un breve, ma inteso percorso di accadimenti che si danno tanto nella loro concretezza quanto in una loro inspiegabilità. Nel percorso Sofia incontra anche un’anziana amica di Gregorio, che le starà accanto brevemente, per suggerirle come sviluppare le sue capacità.
Tutto si conclude con una riflessione possibile: il reale mostra volti spesso inafferrabili, dove il tempo e lo spazio sembrano deformarsi, accavallarsi, rincorrersi; tentare di penetrare in questa realtà deformante non risolverà il problema del soffrire e della morte, ma potrà condurci a non rimanere soli in questo vivere, perché ci sono voci e presenze che continuamente ci parlano di cose altre, lontane dalla banalità del nostro quotidiano.
Nel dolore pungente della perdita Vincenzo non abbandona comunque i suoi pazienti, non può farlo; ma in questo finale d’autunno lo seguiamo nel suo discorrere con loro ormai prima e al di là di ogni teoria, prima di ogni prassi terapeutica. Il racconto si conclude con una lettera inviata alla moglie morta.

Una coppia che decide - per un periodo di tempo - di
limitare i reciproci contatti a soli messaggi telefonici. Si stabilisce dunque
un dialogo a distanza dove le parole non saranno mai sufficienti per dire tutto
di sé, lasciando sorgere angoli d’ombra e, infine di menzogna.
Una analisi spietata non solo sulla sostanziale
incomunicabilità prodotta dalle nuove tecnologie, ma anche sulle “verità
nascoste” di ognuno.
Un dialogo che giungerà a un riavvicinamento, ora
più sostanziale, tra i due amanti.

LETTERA A DICEMBRE
..."Cade già qualche piccolo fiocco gelato: dalla densità del cielo,questa sarà una grande notte.
Da sempre, ho colloquiato con il cielo.Abbiamo spesso, insieme, colloquiato con il cielo"Ricordi?..."

LETTERA DA MONTECATINI TERME... Vorrei ritrovare, qui, fra quindici anni lo splendido sorriso che mi è entrato dentro.Se succedesse, sarebbe tremendo. Ma lo vorrei comunque: con lei, la morte, è necessario essere chiari e coraggiosi.E poi, in questo ultimo sole, chissà che tu non mi stia un po’ pensando: e basterebbe questo, forse, per affrontare la notte.

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I VOLTI DEL SILENZIO..."Fuori, la notte piena le dice che il mondo di tutti è stato obbligato al sonno.Dormono, per recuperare la forza di vivere le cose del giorno. Per potersi ripetere.Vorrebbe piangere un po', magari per sentire il proprio piccolo lamento.Ma non può farlo: lui si sveglierebbe e le chiederebbe il motivo. Lei, allora, dovrebbe dire che niente. Che, magari, lo ama". ...

PER UN NOSTRO NATALESe fosse in musica, sarebbe un "improvviso".Così, è un ricordo, una confessione, un piccolo gesto d'amore.a G.

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LA BELLA CASTORINA NEL BOSCO
"Qui, guardando le stagioni trascorse e trascorrenti del mio giardino,il reale dovrebbe per me decadere,come un dire impossibile, in attesa di una vecchiaia veloce;ma così non è stato (fortuna, o condanna) perché ho volato "oltre, là"dove scorre un Ruscello di Bosco,
dove Querce Antiche raccolgono la saggezza di Mondodove una breve, luminescente storia d’amore
attraversa Tempo, l’incalcolabile."a G.

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SAGGISTICA
VISIONI DALLA FILOSOFIA
Di fronte all’urlo ogni filosofo dovrebbe posare la penna, e sospendere per un istante ogni scrivere: ché se non sa scrivere contro l’urlo, se non sa opporre un senso a ciò che si palesa nella più nuda assurdità, ogni filosofare è nullo. A volte è meglio tacere, piuttosto che pretendere senza forza possibile di riacquietare le vibrazioni dell’aria, quando l’urlo le abbia lacerate forse per sempre.(dal paragrafo "Il grido e l’urlo")"Il sorriso forse è, il luogo degli dei.Non vi fu mai né bene né morte, lassù sul monte più altodove essi dimoravano tra le nubi mosse dal ventocostante di mare."(dal paragrafo "Il sorridere")

LE STRATEGIE DELLA MENZOGNAAlla ricerca di noi stessi liberandoci dalla menzogna delle idee dominanti, ma liberandoci soprattutto dalle mezogne che raccontiamo a noi stessi.Con un'analisi sulle più ricorrenti menzogne umane."…Uscire, ogni tanto, magari nella notte e cercarlo, quel silenzio che ci hanno rubato. E non avere paura di quel silenzio, anche quando ci farà riflettere sopra noi stessi: dopo l’iniziale smarrimento, potremmo scoprire che, essere noi stessi, è infine una cosa meravigliosa.Dal Postscriptum finale

L'ATTIMO FUGGENTE
studio filosofico sulla paradossalità della ragione e del tempo

INDAGINE SULL'AUTOCOSCIENZA
Saggio filosofico sull’abitudine
ad essere noi stessi,
e la possibilità di sorridere di noi.

IPOTESI DI STUDIO SUL PARANORMALE
Alla fine del libro il lettore avrà forse “scoperto” che il
paranormale può diventare anche una nostra “abitudine” al pensiero paradossale
di cui avremo parlato, e che dunque questo paranormale lo possiamo persino
sviluppare: sarà l’abitudine a un pensiero in apparenza assurdo, ma
paradossalmente anche produttivo.

IL GIOCO DELLE CARTE VINCENTI"Il vivere visto come un gioco molto serio, in un esperimento paranormaletra la Fisica Quantistica e il pensiero dell'antico Zen"

GLI EVENTI FILOSOFICIPer anni Mario Roccato è stato l'ideatore, il promotore e il conduttore di oltre quaranta eventi filosoficicon alcuni tra i più noti esponenti della cultura e della filosofia.Tra di essi: Natoli, Sini, Cariolato, Giorello, Reale, Ferrari, Donà, Zecchi, Crepet,Pasqualotto, Folin, Maggioni, Corsi, Givone...



RACCONTI PER IL CINEMA
Tratte dai racconti, sono pronte 6 sceneggiature per relativi nuovi film
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LE OPERECINEMATOGRAFICHE


