Che cos’è un’opera d’arte?
Questo libro avvicina la domanda dal punto di vista
filosofico sulle più profonde motivazioni
della creatività artistica.
Un libro dunque a proprio modo diverso, perché
non tratta dei diversi periodi e momenti della storia della materia,
ma si chiede invece da cosa possa dipendere la nostra
valutazione emotiva in merito all'artisticità o meno
di un'opera, nelle pur numerose e diverse espressioni
della sua realizzazione.
In una scrittura che ambisce a essere limpida e
piacevole, l'autore ci invita ad appropriarci di alcuni
strumenti utili – e possibilmente universali -
per la nostra valutazione personale
del fenomeno creativo.
Che cosa è, un'immagine?
La parola trova origine nel greco mimos, che signifca «imitatore».
Un’immagine, dunque, non è mai la cosa di per se stessa nella propria materialità, ma la sua riproduzione.
Cosa significa?
Significa che ognuno di noi, invariabilmente, costruisce nel pensiero le proprie immagini delle cose.
Il fiore che tu ed io stiamo guardando non è lo stesso fiore per entrambi, perché io l’avrò guardato da un mio angolo della visione e tu dal tuo, e perché io, nel guardarlo, proverò anche una mia particolare emozione del momento e tu la tua. Ma anche di un ricordo della stessa cosa io avrò il mio ricordo, e tu il tuo, dove questo ricordare è il riportare nel nostro individuale pensiero una o una serie di immagini che gli corrispondono.
Senza le nostre immagini mentali delle cose, per noi le cose non esisterebbero affatto: noi ci nutriamo della nostra persistente imitazione delle cose del mondo.
PREFAZIONE DELL’AUTORE
Dei miei numerosi viaggi a Venezia avrei la pretesa di ricordare moltissime cose; ma in verità mi riaffiorano solo scorci di immagini, spesso banali, e anche insignificanti. Mi tornano nella memoria dunque anche e solo oggetti, assieme al «sapore» che, di un luogo come questo, sempre permane indelebile.
Così ad esempio ricordo il gesto del portiere d’albergo, quando mi consegnò la chiave della stanza: un fare molto banale, ma che ha lasciato un segno evidente in qualche angolo del mio profondo.
E’ questo il modo in cui ho vissuto il tempo magico dei miei soggiorni, dove a parlare fu l’anima stessa di questa città che è avvolta nella sua magia; e qui non ho fotografato quasi mai i suoi monumenti celebri ma, innanzitutto, tutte quelle cose che vivono e sopravvivono nella quotidianità dei giorni.
Ecco dunque che vi presento questa breve raccolta, che è la scrittura di una mia immaginazione delle cose, prima di essere un documento che è forse e per sempre impossibile tracciare, di una città come questa.
Questa è una città che racconta di cose che, del reale, sono solo il simulacro.
PREFAZIONE DELL'AUTORE
Ci sono luoghi che posso travolgerci, perché forse sono la metafora di qualcosa che ci abita nel profondo.
In questi luoghi le immagini ci portano oltre il loro stesso confine, e nel silenzio allora noi parliamo di racconti che si ripetono, delle voci di un vento incessante, che non smette mai di attraversare i giorni, e queste sono le leggende che ancora si narrano, qui, ai bambini quando la notte diventa un teatro di cose che furono, ma forse saranno per sempre.
Qui, nella solitudine di un profondo inverno, mi sono ritrovato ad essere solo di fronte all'oceano, chinato sull'immensa onda che sa di sale.
Qui, mio unico compagno fu il grido di questi gabbiani, che parlano sempre della stessa cosa: sono i navigatori di questo cielo, che abbaglia anche la notte profonda.
E qui, infine, mi sono ritrovato a chiedere una preghiera: che questo mare gelido potesse aprirsi, come una mano invitante, mostrandomi che c'è sempre un orizzonte, anche se invisibile, che modella le cose della vita.
«Sono un autore anziano e, come ogni anziano,
dico di aver vissuto molte cose.
Ma non parlo qui di me stesso perché vorrei rivolgermi a ognuno di noi che, vecchi o giovani, viviamo il nostro passato e rotoliamo instancabili verso un futuro. Dunque, sebbene questo breve libro sia dedicato a mia moglie, vorrei comunque offrirlo a tutti coloro che mi leggeranno.
Nel mio vivere ho sempre cercato, nelle sue tante forme, l’apparenza di una bellezza, perché penso che non vi sia nulla di pienamente umano quanto la bellezza, che non pretende di dire la verità,
ma solo la sussurra».
M.R.
La voce umana è il primo strumento di qualsiasi musica, dove le parole pronunciate sono le note scritte sullo spartito.
Nel nostro dire le cose esprimiamo concetti che, se ben correlati, ci conducono a immagini precise, significanti; ma c’è sempre anche una melodia e un’armonia nel suono delle parole: anche una formula matematica potrà dunque avere, alla fine, una musica propria perché, pur parlando di figure perfette e concluse, può persino simboleggiare un infinito o un nulla.
Poesia e musica sono dunque tra le massime espressioni dell’essere umano perché assomigliano più al vento, al buio o alla luce, all’immischiamento d’amore quanto alla sofferenza. Nella poesia le emozioni diventano il canto della voce, una lirica che fa vibrare l’aria in una necessità profonda.
Come scrittore di racconti, di sceneggiature, e persino di libri di filosofia rimango debitore ai miei innumerevoli tentativi di essere - alla fine, ma forse sin dall’inizio – compositore nei suoni della poesia. Non so se io sia riuscito nella mia faticosa ambizione, ma sono certo che nulla avrei mai potuto scrivere in prosa se non ricordando che le parole hanno senso, autentico, solo nel loro saper suscitare il nostro sogno d’essere.
"Come nell'umido
e tiepido
la notte evapora verde,
e sonora si trascina
la luna come un canto.
Ci siamo scritti
su fogli arricciati,
coperti di polverina lieve".