"Qui, guardando le stagioni trascorse e trascorrenti del mio giardino,
il reale dovrebbe per me decadere,come un dire impossibile, in attesa di una vecchiaia veloce;ma così non è stato (fortuna, o condanna) perché ho volato"oltre, là", dove scorre un Ruscello di Bosco,
dove Querce Antiche raccolgono la saggezza di Mondodove una breve, luminescente storia d’amore
attraversa Tempo, l’incalcolabile."a G.
POESIA
_______raccolta da una scelta_______
"Essere letti dà la stessa gioia del bere un vinocolore del rubino, spaccato dal soledi un tramonto estivo,quando la stagione ha già dato ogni frutto".
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La voce umana è il primo strumento di qualsiasi musica, dove le parole pronunciate sono le note scritte sullo spartito.
Nel nostro dire le cose esprimiamo concetti che, se ben correlati, ci conducono a immagini precise, significanti; ma c’è sempre anche una melodia e un’armonia nel suono delle parole: anche una formula matematica potrà dunque avere, alla fine, una musica propria perché, pur parlando di figure perfette e concluse, può persino simboleggiare un infinito o un nulla.
Poesia e musica sono dunque tra le massime espressioni dell’essere umano perché assomigliano più al vento, al buio o alla luce, all’immischiamento d’amore quanto alla sofferenza. Nella poesia le emozioni diventano il canto della voce, una lirica che fa vibrare l’aria in una necessità profonda.
Come scrittore di racconti, di sceneggiature, e persino di libri di filosofia rimango debitore ai miei innumerevoli tentativi di essere - alla fine, ma forse sin dall’inizio – compositore nei suoni della poesia. Non so se io sia riuscito nella mia faticosa ambizione, ma sono certo che nulla avrei mai potuto scrivere in prosa se non ricordando che le parole hanno senso, autentico, solo nel loro saper suscitare il nostro sogno d’essere.
Dopo tanti anni di scrittura ho imparato che tu, che ora mi stai leggendo, vorrai essere condotto dentro a un mondo che infine non esiste, perché è questo l’orizzonte che sempre ci attira, nelle opere dell’arte. E dunque scriverò di un mondo altro, perché a nessuno interessa il vivere se non come metafora, e simbolo. Allora noi che scriviamo non siamo altro che pittori davanti alla tela, e poi abbiamo la pretesa di esporre le nostre opere e ce ne stiamo lì accanto, per leggere lo sguardo di chi passa sulla strada.
Ora, che ha fatto sapere – in una menzogna – di aver gettato le carte una volta e per sempre, sicuramente è libera di ascoltarle, quelle sue voci, come di chi si accompagna in un viaggio.
Ecco. Stanno ora parlando a questa notte estiva, e anch’esse ricordano perché il vivere è sempre un ricordare. E stanno raccontando, alla fine, che forse tutto è davvero un gioco, l’intrecciarsi di apparenze che si tessono in sfondi leggeri.
La notte è dunque il luogo che Sofia ama.
E poi ama anche la pioggia, perché collega la terra con il cielo.
Se lo vorrai, porta con te questo mio pensiero. Che non sia troppo tardi,
per riguardarci negli occhi e gridare ciò che, forse, non ha voce.
Se l’amore dunque (o forse) ci attrae perché sfugge sempre ogni reale comprensione, allora l’amante esperto sa sottrarsi, sa togliere la propria immagine all’amante, si fa cercare, ché se fosse compreso davvero sino in fondo morirebbe, ai suoi occhi: il suo essere ne uscirebbe risucchiato.
Così l’arte dello scrivere e del parlare, e del comporre suoni è un’arte di assenze, di silenzi. Come disse un grande amante dell’arte, il senso vero del quadro sta fuori dallo spazio angusto della cornice: il senso delle cose sta sempre là, oltre, non nelle cose mostrate, bensì in quelle che non sono state dette, che non saranno mai dette.
Il senso è mistero, è parola di silenzio ed è dunque, e anche, ombra nella luce.
Amiamo il sapere in ciò che non sappiamo, e amiamo l’amante perché mai ci appartiene.
Se fosse in musica, sarebbe un "improvviso".
Così, è un ricordo, una confessione, un piccolo gesto d'amore.
a G.
."Cade già qualche piccolo fiocco gelato: dalla densità del cielo, questa sarà una grande notte.
Da sempre, ho colloquiato con il cielo.
Abbiamo spesso, insieme, colloquiato con il cielo
"Ricordi?..."
Abbiamo spesso, insieme, colloquiato con il cielo
"Ricordi?..."
Vorrei ritrovare, qui, fra quindici anni lo splendido sorriso che mi è entrato dentro.
Se succedesse, sarebbe tremendo.
Ma lo vorrei comunque: con lei, la morte, è necessario essere chiari e coraggiosi.
E poi, in questo ultimo sole, chissà che tu non mi stia un po’ pensando: e basterebbe questo, forse, per affrontare la notte.