marioroccato.it

Vai ai contenuti
La scrittura è la musica delle parole,
dove la trama è il sovrapporsi delle immagini interiori
che trascorrono i pensieri dei suoi personaggi.

Scrivere è dunque la gioia, ma anche il dramma, del visitare le evanescenti
ma anche profonde intimità dell’anima.

Per conoscere il darsi degli eventi è sufficiente stendere la loro cronaca;
per creare una narrazione autentica dovremo penetrare la sostanza dei
sogni.


Mario Roccato
è nato a Como nel 1953 e vive a Como.
Laureato in Filosofia a Milano ha da sempre approfondito, assieme ai temi ontologici della materia,
le componenti psicoanalitiche della conoscenza di noi stessi.
Manager per anni, ha poi fondato uno studio di comunicazione d’immagine per Aziende Multinazionali.
Ha negli anni organizzato e diretto oltre 40 importanti eventi con i massimi esponenti della filosofia.
Da sempre appassionato di fotografia e cinematografia, e dopo la realizzazione
di numerosi cortometraggi ha scritto, prodotto, diretto e montato il proprio primo lungometraggio
[Scrivere un amore, 2020, 82’],
che ha ottenuto ad oggi oltre 350 primi premi internazionali.
Ora pensionato, sta rivedendo e raccogliendo tutte le proprie opere di scrittura,
sia filosofiche che letterarie, che propone agli editori.

OPERE DI IMMINENTE PUBBLICAZIONE
2024

QUATTRO RACCONTI
alla ricerca di un senso


COME DIVENTARE SCRITTORI CREATIVI
saggio






LETTERATURA



Mi appare difficile, forse impossibile scrivere anche una sola sinossi per questi racconti che, alla fine,
si sono distesi tra le mie mani su piani inclinati, dove le cose e i personaggi non appartengono a una trama univoca,
pur progettandosi nella ricerca di un senso.
Qui gli spazi, e i tempi diversi che inevitabilmente loro appartengono si intrecciano,
laddove quelli che dovrebbero essere i protagonisti potrebbero solo sognare,
ma anche essersi trasferiti in un teatro di vita oltre l’apparire.
Lascio dunque al lettore il compito di farsi accompagnare su questo terreno scivoloso
sul quale io stesso, scrivendo, ho preteso di passeggiare.
...Si è seduto in un piccolo bar, all'aperto.
Il cielo è coperto da nuvole colore del piombo, mosse veloci dal vento di mare, teso.
I pochi turisti si sono rintanati nei loro alberghi. ‘Perché non amano il mare’ – lui pensa.
La stagione sta finendo e l’onda si gonfia e, quasi una rivalsa, si libera nella corsa lunga.
I tavolini sono gialli, il colore del sole.
La cameriera gli ha posato la sua tazza fumante, e ora è tornata al rifugio dell’edicola piccola,
tra le bottiglie esposte in fila, e i bicchieri impilati.
Cigola un po’, quella struttura nata per l’estate, sotto il vento scirocco.
Lei si stringe nella felpa scura; ma è l’abitudine davanti all'autunno.

 

...E la luce amica della stessa candela
– che non s’era consumata tutta –
ora danza i loro volti,
che sono sereni, anche se disegnati da una malinconia.
“Tu sai come mi chiamo, a allora mi conosci”.
Lo aveva detto senza alcuna pretesa, così, come si parla del tempo.


...Noi ora, se guardiamo bene e dall'alto, vediamo questo giocatore
che sta sfogliando le banconote con le sue mani lunghe, e magari sta sorridendo.
E vediamo che la piazza è immensa e vuota,
se non guardiamo alla luce del bar che si proietta in una inclinazione geometrica,
sulle piastre del selciato.


Quando riapre gli occhi riesce a stupirsi d’essere vivo, ancora.
Nel sogno doveva partire, e stava salutando persone che non conosceva.
Gli davano la mano, e lo guardavano come si guarda qualcuno che andrà lontano.
E c’era qualcosa di triste, nei loro gesti contenuti: una muta compassione.
Una stazione? Sì, forse era una stazione e l’aria era grigia, di piombo pesante.
Nessuno sorrideva – lui se n’era accorto - perché sapevano in qualche modo della gravità,
di quel suo andarsene. Una donna piangeva, ma nascondendosi.



La collega, invece che uscire prende il telefono e scambia poche parole.
“Pronto. C’è il solito caso… Sì… Mandi tu qualcuno?”.
Ludo sembra sollevato per la premura.
“Sì. Però io non attendo, ok? Bene.”.
Riappende e sorride all’uomo, e ora sembra più affettuosa, materna quasi.
“Ora ti mandano qualcuno che se ne intende”.
Ludovico ride. “Perché, tu non te ne intendi, di identità?”.
Maria ora ride davvero.
“No Ludovico. Non più! Ciao”.
E si gira veloce, uscendo trasparente dal muro in fondo.



Accadde in un pomeriggio di dicembre.
Mi stava mostrando la sua casa, e si muoveva in una breve danza discreta,
nel suo mezzo sorriso che sembrava distratto.
Un volo d’ape, pensai poi vergognandomene, e senza motivo.
Sapevo che la notte, fuori, avrebbe promesso il grigio lucente di una neve.


Dopo, per un lungo tempo, io chiedevo. E le chiedevo la ragione.
Ma lei non me la disse mai.
E allora mi inalberavo e le raccontavo che quella sera, nell’auto,
alla fine il suo corpo mi aveva parlato di un amore, tra noi e come sempre.
Ma lei sorrideva, e quel suo sorridere
- come di un ricordo bello -
mi straziava perché non pronunciava nulla.


E per molto tempo l’uomo ricorderà di aver respirato,
nel suo breve girarsi di schiena, e sollevarsi sulle punte per spingere una borsa in alto,
qualcosa che forse era il suo profumo; ma forse era un odore,
di lei, qualcosa che ora, nel tempo trascorso ancora gli appare come
una specie di impronta
(ma cosa si può dire, del ricordo? se non la sua ingannevole bizzarria?).

******

Ha deciso di lasciare quel letto insulso; che scenderà a farsi un caffè
per ritrovare, se non altro, qualcosa di vero e nelle cose.
Poco dopo, sta già tentando di scrivere di questa veglia nel sonno.
Così come fanno gli scrittori, che sfogano la vita nelle parole.


La scrittura breve di un amore che forse non è mai esistito,
ma che potrebbe esserci stato da sempre.
Lo scrivere che si riassorbe in un nulla di cose,
che potrebbero ben essere ogni cosa vera.


Eppure lui si sta ancora guardando, nello sguardo che dall’alto scende obliquo,
e guarda senza più stupire di nulla.
E ha sentito qualcuno, lì nella casa e accanto al suo letto di morte,
che sta raccontando di una primavera, nella quale sarà proprio lui, finalmente,
a ricevere un importante premio.


..."Fuori, la notte piena le dice che il mondo di tutti è stato obbligato al sonno.
Dormono, per recuperare la forza di vivere le cose del giorno. Per potersi ripetere.
Vorrebbe piangere un po', magari per sentire il proprio piccolo lamento.
Ma non può farlo: lui si sveglierebbe e le chiederebbe il motivo.
Lei, allora, dovrebbe dire che niente. Che, magari, lo ama". ...



_______ALTRI RACCONTI_______

Vincenzo è psicoanalista. Cinquant'anni e una lunga esperienza professionale.
Le vicende raccontate dipingono alcuni momenti trascorsi con i suoi pazienti,
in particolare con quelli che lo frequentano perché sofferenti per un dramma d’amore.
Vincenzo sa di lavorare forse al meglio, ma si ritrova anche stanco del vivere,
nella sensazione penetrante di una propria finale insensatezza.
I suoi pazienti lo inseguono con i racconti dei loro drammi umani,
con le loro domande pressanti che s’alternano tra una sconcertante banalità
e il quadro di problematiche acute, penetranti come lame nel buio della mente.
E qui emergono, silenziose ma potenti,
tutte le piccole o grandi menzogne che ogni amare inevitabilmente comporta.
Vincenzo è separato dalla moglie, e la moglie muore improvvisamente.
Nel dolore pungente della perdita Vincenzo non abbandona comunque i suoi pazienti,
non può farlo; ma in questo finale d’autunno lo seguiamo nel suo discorrere
con loro ormai prima e al di là di ogni teoria, prima di ogni prassi terapeutica.
Il racconto si conclude con una lettera inviata alla moglie morta.


Una coppia che decide - per un periodo di tempo -
di limitare i reciproci contatti a soli messaggi telefonici.
Si stabilisce dunque un dialogo a distanza dove le parole
non saranno mai sufficienti per dire tutto di sé,
lasciando sorgere angoli d’ombra, e infine di menzogna.
Una analisi spietata non solo sulla sostanziale incomunicabilità
prodotta dalle nuove tecnologie, ma anche sulle “verità nascoste” di ognuno.
Un dialogo che giungerà a un riavvicinamento,
ora più sostanziale, tra i due amanti.

...Se l’amore dunque (o forse) ci attrae perché sfugge sempre ogni reale comprensione,
allora l’amante esperto sa sottrarsi, sa togliere la propria immagine all’amante,
si fa cercare, ché se fosse compreso davvero sino in fondo morirebbe,
ai suoi occhi: il suo essere ne uscirebbe risucchiato.
Così l’arte dello scrivere e del parlare, e del comporre suoni
è un’arte di assenze, di silenzi. Come disse un grande amante dell’arte,
il senso vero del quadro sta fuori dallo spazio angusto della cornice:
il senso delle cose sta sempre là, oltre, non nelle cose mostrate,
bensì in quelle che non sono state dette, che non saranno mai dette.
Il senso è mistero, è parola di silenzio ed è dunque,
e anche, ombra nella luce.
Amiamo il sapere in ciò che non sappiamo,
e amiamo l’amante perché mai ci appartiene.




Se fosse in musica, sarebbe un "improvviso".
Così, è un ricordo, una confessione, un piccolo gesto d'amore.

a G.



..."Cade già qualche piccolo fiocco gelato: dalla densità del cielo,
questa sarà una grande notte.
Da sempre, ho colloquiato con il cielo.
Abbiamo spesso, insieme, colloquiato con il cielo"
Ricordi?..."



... "Vorrei ritrovare, qui, fra quindici anni lo splendido sorriso
che mi è entrato dentro.
Se succedesse, sarebbe tremendo.
Ma lo vorrei comunque: con lei, la morte,
è necessario essere chiari e coraggiosi.
E poi, in questo ultimo sole, chissà che tu
non mi stia un po’ pensando:
e basterebbe questo, forse, per affrontare la notte"...





_______UNA FIABA_______


"Qui, guardando le stagioni trascorse e trascorrenti del mio giardino,
il reale dovrebbe per me decadere,
come un dire impossibile, in attesa di una vecchiaia veloce;
ma così non è stato (fortuna, o condanna) perché ho volato "oltre, là"
dove scorre un Ruscello di Bosco,
dove Querce Antiche raccolgono la saggezza di Mondo
dove una breve, luminescente storia d’amore
attraversa Tempo, l’incalcolabile."

a G.



*******




POESIA
_______raccolta di 42 poesie scelte_______

"Essere letti dà la stessa gioia del bere un vino
colore del rubino, spaccato dal sole
di un tramonto estivo,
quando la stagione ha già dato ogni frutto".


La voce umana è il primo strumento di qualsiasi musica, dove le parole pronunciate sono le note scritte sullo spartito.
Nel nostro dire le cose esprimiamo concetti che, se ben correlati, ci conducono a immagini precise, significanti; ma c’è sempre anche una melodia e un’armonia nel suono delle parole: anche una formula matematica potrà dunque avere, alla fine, una musica propria perché, pur parlando di figure perfette e concluse, può persino simboleggiare un infinito o un nulla.
Poesia e musica sono dunque tra le massime espressioni dell’essere umano perché assomigliano più al vento, al buio o alla luce, all’immischiamento d’amore quanto alla sofferenza. Nella poesia le emozioni diventano il canto della voce, una lirica che fa vibrare l’aria in una necessità profonda.
Come scrittore di racconti, di sceneggiature, e persino di libri di filosofia rimango debitore ai miei innumerevoli tentativi di essere - alla fine, ma forse sin dall’inizio – compositore nei suoni della poesia. Non so se io sia riuscito nella mia faticosa ambizione, ma sono certo che nulla avrei mai potuto scrivere in prosa se non ricordando che le parole hanno senso, autentico, solo nel loro saper suscitare il nostro sogno d’essere.
Questa raccolta è il risultato di moltissimi anni di ricerca e selezione, e ho fatto infine registrare le 42 poesie qui presentate dalle voci voce di un ottimo attore e una affascinante attrice, accompagnate dalla musica originale di Marco Sala, già mio prezioso collaboratore nella realizzazione delle mie opere cinematografiche.


___SAGGISTICA_______


VISIONI DALLA FILOSOFIA  

Di fronte all’urlo ogni filosofo dovrebbe posare la penna,
e sospendere per un istante ogni scrivere: ché se non sa scrivere contro l’urlo,
se non sa opporre un senso a ciò che si palesa nella più nuda assurdità,
ogni filosofare è nullo.
A volte è meglio tacere, piuttosto che pretendere senza forza possibile
di riacquietare le vibrazioni dell’aria, quando l’urlo le abbia lacerate forse per sempre.
(dal paragrafo "Il grido e l’urlo")

"Il sorriso forse è, il luogo degli dei.
Non vi fu mai né bene né morte, lassù sul monte più alto
dove essi dimoravano tra le nubi mosse dal vento
costante di mare."
(dal paragrafo "Il sorridere")

 LE STRATEGIE DELLA MENZOGNA

Alla ricerca di noi stessi liberandoci dalla menzogna delle idee dominanti,
ma liberandoci soprattutto dalle menzogne che raccontiamo a noi stessi.
Con un'analisi sulle più ricorrenti menzogne umane.

"…Uscire, ogni tanto, magari nella notte e cercarlo,
quel silenzio che ci hanno rubato.
E non avere paura di quel silenzio, anche quando
ci farà riflettere sopra noi stessi:
dopo l’iniziale smarrimento, potremmo scoprire che,
essere noi stessi, è infine una cosa meravigliosa.
Dal Postscriptum finale
L'ATTIMO FUGGENTE

Studio filosofico sulla paradossalità della ragione e del tempo.

INDAGINE SULL'AUTOCOSCIENZA


Saggio filosofico sull’abitudine
ad essere noi stessi,  
e la possibilità di sorridere di noi.
IPOTESI DI STUDIO SUL PARANORMALE

Alla fine del libro il lettore avrà forse “scoperto” che il paranormale
può diventare anche una nostra “abitudine” al pensiero paradossale
di cui avremo parlato, e che dunque questo paranormale
lo possiamo persino sviluppare:
sarà l’abitudine a un pensiero in apparenza assurdo,
ma paradossalmente anche produttivo.
 IL GIOCO DELLE CARTE VINCENTI

"Il vivere visto come un gioco molto serio, in un esperimento paranormale
tra la Fisica Quantistica e il pensiero dell'antico Zen"
 NOI E LA NOSTRA IMMAGINE

Un saggio filosofico sulla relazione tra l'esserci delle cose e il nostro pensiero,
e dunque sul pensiero che abbiamo di noi stessi.
La proposta di una visione del vivere e del tempo in una finale sospensione del giudizio,
verso l'esperienza dell'Attimo Fuggente come scelta di ogni singolo istante dell'esistere.


*****
OTTO LIBRI DI IMMAGINI
in collaborazione con il M.o Marco Sala


******  CLICCA QUI PER LA VISIONE  *****

*************





 GLI EVENTI FILOSOFICI  

Per  anni Mario Roccato è stato l'ideatore, il promotore e il conduttore di oltre quaranta eventi filosofici
con alcuni tra i più noti esponenti della cultura e della filosofia.
Tra di essi: Natoli, Sini, Cariolato, Giorello, Reale, Ferrari, Donà, Zecchi, Crepet,
Pasqualotto, Folin, Maggioni, Corsi, Givone...




RACCONTI PER IL CINEMA

Tratte dai racconti, sono pronte 6 sceneggiature per relativi nuovi film

*****




 LE OPERE  
  CINEMATOGRAFICHE  

per vedere il corto





Mario Roccato





Torna ai contenuti